Dario Ciarlantini, consulente e formatore, ci accompagna nella città dell’Arabia Saudita colpita anch’essa dalle restrizioni dovute alla Covid-19. Tra consumi casalinghi, aperture limitate
e takeaway.
Arabia Saudita, Paese caldo, ricco di storia, bisognoso e bramoso di caffè, che ama l’Italia, ricco di amici più che studenti, da dove sono ritornato il 14 Febbraio indossando timidamente negli aeroporti quella mascherina che, oggi, non vorrei mai lasciare indietro quando esco dalla porta di casa.
I legami che ci sono tra l’Italia e il Regno dell’Arabia Saudita, per la mia pesonale esperienza, sono più stretti di quelli che la distanza fra le due culture possa far pensare. Il lusso, il made in Italy, il calcio, la cucina, tutto quello che di buono c’è in Italia lo ritroviamo anche in questo grandissimo e ricco Paese. Non da meno il caffè, materia che spesso mi porta a Gedda per lavoro
Come si vive l’emergenza Covid
Riyadh, Mecca e Medina sono le uniche città saudite dove è stato imposto il lockdown tipo Italia (tutti a casa) causa Coronavirus, mentre nel resto del Paese è previsto il coprifuoco dalle 3 pomeridiane fino alle 6 di mattina. Bisogna considerare che in questo caldissimo Paese la gente è spinta ad uscire dopo il crepuscolo quando spesso affolla centri commerciali e locali e vive la notte più fresca rispetto al giorno, quindi questo tipo di coprifuoco, oltre alle multe per chi non lo rispetta che vanno dai 2.500 fino ai 5.000 Euro o addirittura ai 20 giorni di prigione, dà il senso dell’importanza che il principe saudita dà a questa pandemia, anche se i casi sono attualmente pochi.
In questi giorni di Coronavirus, il consumo di caffè si è ridotto di molto, anche del 70-80% in base ad una mia personalissima stima, tenuto a galla dal consumo di caffè casalingo. Sono moltissimi i sauditi appassionati di caffè che a casa hanno diversi sistemi di estrazione, comprati nei locali di tendenza e nei numerosi coffee shop, e oggi più che mai sfruttano sapientemente questi strumenti e l’abitudine a comprare i sacchetti da 250 grammi in grani. C’era e c’è un intenso mercato di caffè da asporto in grani, spesso estratti con le performanti macchine espresso casalinghe. Tra i più gettonati sistemi filtro ci sono senz’altro V60 e Aeropress, un discreto uso di Frenchpress, ma i sauditi adorano sperimentare estrazioni nuove. L’approvvigionamento non sembra così complicato, il caffè viene consegnato a casa e c’è chi ha fatto un’importante scorta. In alternativa, con l’immancabile auto si va direttamente nel coffee shop per rifornirsi take away della materia prima o della bevanda finale.
L’offerta è un vero e proprio viaggio intorno al mondo. C’è molto di Africa, forse per la vicinanza, si trovano moltissimi caffè dall’Etiopia, Kenya, Uganda, Ruanda, Burundi, fortunatamente non mancano i Cup of Excellence centro-sud americani e qualcosa dall’Indonesia.
I baristi, provenienti da tutte le parti del mondo, ma principalmente dal sud est asiatico e dall’Africa, sono estremamente professionali ed esperti nella tecnica della latte art.
Il menu delle bevande è ampio, internazionale, dal cortado al macchiato passando per il flat white, l’espresso viene declinato spesso in diverse scelte, dalla miscela di base senza robusta a due o tre scelte di singole origini rigorosamente specialty.
Un giro tra le caffetterie più “in”
A Gedda e Riyadh il caffè si serve in vari tipi di locali. Ci sono le caffetteria con spazi ampi, di design, ognuno con un preciso stile, moderno o esotico, minimal o barocco, tutto curato nel dettaglio con attrezzature costose e di alto livello. I coffee corner o locale piccoli, che si sviluppano in lungo, con il bancone denso di attrezzature per le diverse estrazioni ma la macchina espresso sempre in primo piano. Infine c’è un format, che io adoro perché mi fa simpatia, il “coffee booth” o “coffee box”: piccoli locali, massimo 5×5, simili alle nostre edicole, posizionati in zone ad alto traffico, ingresso di centri commerciali, stazioni di servizio, aree di parcheggio. Offrono un servizio take away, non solo di caffè. Li considero un po’ come un pronto intervento per quando non si ha tempo di fermarsi in un locale vero e proprio.
Anna Muzio
Giornalista
Da vent’anni scrivo nell’incrocio tra turismo, food e attualità per testate di settore e non.
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