La città di Svevo e Joyce è anche la capitale italiana della filiera di caffè: dal suo porto passa un terzo della materia prima usata in Italia. Proverbiali le sue caffetterie: ma dove andare per prendere un “capo in b”?
Trieste è una città dove le librerie sono ancora più numerose degli atelier per ricostruire le unghie. E se ti siedi al tavolino con un libro non sembri un viaggiatore del tempo sbarcato in calessino da due secolo fa. È una città bella e austera ricca di palazzi ottocenteschi sì, ma con una loro impronta distintiva che emerge dal colore o dai fregi, da qualche affresco sobrio a tema marino o mercantile o dalla finestra in ferro battuto sopra un portone. Palazzi patrizi che digradano nelle fabbriche abbandonate verso il porto, dove gli stabilimenti balneari sono colate di cemento e la bizzarria molto letteraria fa ancora capolino tra i vicoli stretti con le insegne di vecchi locali (solo qui si trova ancora la dicitura “buffet”). E quella banchina piazzata nel centro città, con le mostruose navi da crociera attraccate giusto in faccia al salotto buono di Piazza Unità d’Italia. Ma è dal porto ora che potrebbe arrivare la rinascita grazie alla Cina e alla ripresa della via della Seta, con Trieste che torna a guardare a Oriente e a essere porta d’ingresso per i traffici dall’Est. Non senza polemiche, acquisizione degli ungheresi di 350mila metri quadri di banchine, arrivo di migranti oltre che di merci (la differenza per alcuni è assai sottile).
Trieste è una città dimenticata per anni da tutti, travagliata e divisa tra due popoli, lingue, culture, che forse solo nel caffè ha mantenuto una sua supremazia, dal suo porto passa un terzo del caffè che si consuma in Italia, e qui è presente tutta la filiera, dal caffè verde a uno dei massimi torrefattori ai caffè storici.
Che come tutto il passato qui resistono un po’ scombinati e a vario titolo ma con una certa loro interna coerenza.
Abbiamo fatto un tour dei classici, in alcuni non ci siamo entrati in altri ci siamo tornati più volte, affascinati dal loro spirito. Ecco una guida, sintetica e ad alto grado di soggettività, dei caffè storici triestini.
Caffè San Marco
A mani basse il nostro preferito. Perché è quello che meglio ha mantenuto la sua atmosfera originale, da luogo di ritrovo degli intellettuali che invoglia a fare chiacchiere colte o a prendersi un libro e leggere, per i suoi buonissimi dolci e perché al suo interno c’è una libreria dove abbiamo trovato dei bei volumetti su Trieste (come l’essenziale Trieste Selvatica di Luigi Nacci). Aperto nel 1914 fu distrutto durante la prima guerra perché luogo di incontro degli irredentisti. Ricostruito negli anni Venti, aveva tra i clienti abituali Saba, Svevo e Giotti. Joyce comunque svetta alle pareti, il gusto è liberty.
Via Battisti, 18, http://www.caffesanmarco.com/
Antico Caffè Torinese
Ci è piaciuto molto questo piccolo scrigno che assomiglia tanto alla sala di comando di un antico veliero in viaggio tra le brume e le scogliere grigie dei palazzi del centro di Trieste. Perché qui è tutto rimasto come ciò che aveva creati nel 1919 l’ebanista triestino Giuliano Debelli, che realizzò gli interni dei transatlantici di lusso Saturnia e Vulcania. Bellissimo il bancone in stile Liberty zincato e lo scenografico lampadario in cristallo. Se si ha tempo, sedersi in uno dei due tavolini che danno sul corso e guardare la gente passeggiare, sorseggiando caffè.
Corso Italia 2, http://www.anticocaffetorinese.ts.it/
Caffè Tommaseo
Bello è bello ma un po’ troppo ingessato forse questo caffè sul lungomare aperto nel 1830 in un vecchio palazzo di commercianti: è il più antico caffè cittadino. Il richiamo è ai grandi caffè viennesi, con gli stucchi, le specchiere fatte arrivare dal Belgio, il pianoforte a coda e i tavolini di marmo. Restaurato nel 1997, è filologicamente coretto ma senz’anima. Qui si mangia – pure il brunch, volendo – e si beve, i tavolini all’esterno vista porto possono forse dare più il senso di trovarsi in una delle città più strane e affascinanti d’Italia.
Piazza Tommaseo, 4/c www.caffetommaseo.com
Caffè degli Specchi
La location centralissima in quella enorme piazza sempre troppo vuota che è il salotto buono della città probabilmente non ha aiutato e i risultato è un posto senz’anima che dello spirito originale ha tenuto ben poco. Eppure è nato nel 1839 a opera del greco Nicolò Privolo a pianterreno di palazzo Stratti. Rinnovato da poco, è una di quelle “vetrine per notare e farsi notare” di cui facciamo a meno.
Piazza Unità d’Italia, 7 http://www.caffespecchi.it/
Caffè Stella Polare
Qui proprio non ci siamo, il bar ha assunto l’aspetto di un ibrido bicefalo che di ottocentesco ha ben poco (fu aperto nel 1867 accanto alla chiesa serbo ortodossa) mentre prevale una sconfortante estetica anni ’80. Il caffè qui non l’abbiamo preso, giro veloce e siamo passati oltre.
Via Dante, 14 https://www.facebook.com/stellapolarets/
Torrefazione La Triestina
Non lo troverete tra le liste dei caffè storici ma ci è piaciuta assai questa torrefazione aperta nel 1948 e affacciata su una piazzetta del centro. Qui tutto è triestino, dal buon caffè alla ruvidezza gentile del barista che dichiara, un tantino spaccone, “un caffè così non l’hai bevuto mai”. Si vende caffè di varie origini e miscele, naturalmente tostato dalla casa, ma anche tè e tisane, dolci e dolcetti tipici, attrezzature varie per l’estrazione, chicchere e piattini. Si consuma al banco.
Piazza Cavana https://www.torrefazionelatriestina.it/index.php
Anna Muzio
Giornalista
Da vent’anni scrivo nell’incrocio tra turismo, food e attualità per testate di settore e non.
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