Un “mini decalogo” per comunicare al cliente che riceverà una tazzina preparata con professionalità e anche un po’ di amore: è l’idea delle due associazioni per “alzare l’asticella” della conoscenza e della qualità
caffeista s. m. e f. [der. di caffè] (pl. m. –i), scherz. – Gran bevitore, buongustaio di caffè. Lo dice la Treccani, io il termine non lo conoscevo. Praticamente è l’italiano di quei coffeelover o coffeeholic di instagrammiana memoria. Ma poi ho pensato: quanti caffeisti ci sono davvero nel Paese che ha dato i natali all’espresso? Siamo sicuri che siano proprio tanti? Sicuramente, azzardiamo, meno di quelli che pensano di esserlo. E questo, ahimé, è vero da entrambi i lati del bancone: dietro la macchina o dietro la tazzina in quanti sanno davvero riconoscere un buon espresso?
Non solo: quante volte entrando in un bar a noi sconosciuto ordiniamo “un caffè” con l’incertezza di cosa berremmo di lì a poco, chiedendoci se sarà un caffè corretto? Quel che riteniamo un buon caffè, quanto meno privo di difetti? Saranno eseguite tutte le corrette operazioni, la macchina e il macinino verranno sempre puliti, il caffè sarà macinato fresco, il latte del cappuccino non risulterà bruciato o riscaldato due volte?
Ora c’è un manifesto che ci dà un po’ di sicurezze. Prima d tutto perché unisce due delle principali associazioni italiane del caffè, l’Istituto Espresso Italiano (IEI) e SCA Italy (Specialty Coffee Association). Si chiama il Manifesto del Caffeista e può essere stampato e appeso “da tutti quei baristi che vogliono coinvolgere maggiormente i propri clienti nella scoperta del caffè di qualità”.
Al centro del manifesto c’è il barista, considerato non solo nella sua competenza tecnica ma anche nella sua capacità di ospitalità, baluardo del caffè all’italiana. Il cliente trova qui dettagliato tutto quanto dovrebbero sempre trovare al bar, con i principali passaggi tecnici per la realizzazione di espressi e cappuccini corretti.
“Il nostro obiettivo è quello di promuovere una cultura autentica del caffè di qualità, coinvolgendo tutti i soggetti della filiera, dal produttore del verde al consumatore finale – dice Alberto Polojac, National Coordinator SCA Italy –. Il manifesto vuole creare connessioni, in particolare quella tra il barista e il consumatore, per aiutarlo a valorizzare chi tratta il prodotto con professionalità e passione”.
“Il cliente finale è la chiave di volta per la crescita della qualità al bar, occorre aiutarlo a valutare l’operato dei baristi affinché vengano premiati i veri professionisti – spiega Luigi Morello, presidente IEI –. Un cliente consapevole, almeno in linea generale, di cosa significa lavorare in qualità al bar è anche più disposto a remunerare il barista che si impegna in questa direzione, contribuendo così alla crescita dell’intero settore”.
Al Manifesto del Caffeista ha collaborato una squadra composta dai rappresentanti di entrambe le organizzazioni: oltre ai rispettivi presidenti anche Daniela Mauro, Communication Coordinator SCA Italy che ne ha curato anche la realizzazione grafica, Carlo Odello, direttore generale IEI, e Valentina Palange, fondatrice di SpecialtyPal.
Il Manifesto del Caffeista è scaricabile da www.scaitaly.coffee e www.inei.coffee.
Anna Muzio
Giornalista e amante del caffè
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