Altro che Nespresso: il vero caffè Palermo cresce, viene raccolto, essiccato e torrefatto a circa 350 metri sul livello del mare nella borgata di San Lorenzo ai Colli. E le sue note degustative sono…

Prima o poi doveva succedere, anzi l’avevamo anche preannunciato lo scorso giugno in questo magazine, ma ora l’abbiamo assaggiato: è nato il primo caffè 100% Made in Italy, anzi Sicily, la monorigine più a Nord che sia mai stata utilizzata. Non commercialmente, certo, le quantità non lo consentono. Ma il caffè cresciuto, raccolto, essiccato (con metodo “Gold Honey” con spolpatura manuale, fermentazione di 48 ore ed essiccazione al sole) e tostato medio-chiaro da Morettino, storica torrefazione palermitana, è certamente un evento epocale.

Le varietà Bourbon e Catuai sono nate dai semi donati negli anni Novanta dall’Orto botanico di Palermo e piantati a circa 350 metri sul livello del mare nella borgata di San Lorenzo ai Colli, a Palermo

Un evento eccezionale: la piantagione è all’aperto senza ausilio di serre e siamo ben lontano dalla Coffee Belt, la fascia entro i due Tropici dove cresce la Coffea Arabica, il quale si inserisce però nei grandi mutamenti che sta vivendo la Sicilia. Dove oramai si coltivano con profitto piante tropicali, come mango, avocado e ananas. Complici i cambiamenti climatici, certo. Che un gruppo di coraggiosi imprenditori sta sfruttando e in un certo senso domando. Oltre al caffè di Morettino, pensiamo alle piante tropicali della famiglia Faro a Giarre, meravigliosamente mostrate nei giardini del futuro del Radicepura Garden Festival (fino al 19 dicembre a Giarre). Ma anche, a segnalare la immensa biodiversità dell’isola, alle sperimentazione sui grani antichi di Simenza. È insomma quel giardino mediterraneo, che è bello da vedere ma anche utile al sostentamento grazie ai frutti che produce, che ha reso la Sicilia protagonista centrale dell’area del Mare Nostrum- Una centralità da recuperare, grazie a culture vecchie e nuove.

 

Ed ecco le note sensoriali

Veniamo alle note sensoriali: se il caffè etiope ha una spiccata acidità e note di gelsomino, il centroamericano è più fruttato e il colombiano sentori di cioccolato, di cosa sa il caffè siciliano? Richiama la terra da cui proviene, con sentori particolari e unici, tipici della terra siciliana, quali note di uva zibibbo e carruba e dolci sentori di fiori di pomelia bianca e zucchero panela.

È nata dunque una nuova monorigine? Sta di fatto che Morettino dichiara di voler dare seguito all’ambizioso progetto sperimentale di filiera sulla pianta del caffè e sulla sua coltivazione in Sicilia con ulteriori sperimentazioni in corso in alcuni angoli dell’Isola, selezionati in base alle condizioni pedoclimatiche e al terroir. Un progetto aperto che coinvolgerà l’Università degli studi di Palermo e l’Orto botanico, e specialisti dei processi di lavorazione come Adriano Cafiso, che cura i rapporti direttamente con i piccoli coltivatori delle piantagioni dei principali Paesi d’origine del caffè e intende coinvolgere tutti i coltivatori o gli studiosi che vorranno offrire il loro contributo.

Intanto proprio al museo del caffè Morettino l’Università degli studi di Palermo ha inaugurato per l’anno accademico 2021-2022 corso di laurea magistrale estremamente interessante: si chiama “Mediterranean Food Science and Technology” e tratterà dei cambiamenti climatici in atto, della tropicalizzazione del clima in Sicilia.

Anna Muzio

Giornalista

Da vent’anni scrivo nell’incrocio tra turismo, food e attualità per testate di settore e non.

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