Da Nord a Sud, dalle metropoli alla provincia, dagli esperti ai novizi. Ecco che cosa abbiamo capito presentando per l’Italia il libro “Mondo Caffè”

Girare l’Italia per presentare un libro sul caffè in cui si raccontano cose che agli italiani non piace sentirsi dire, è un’esperienza molto istruttiva, che consigliamo a tutti coloro che abbiano scritto un libro sul caffè in cui si raccontano cose eccetera eccetera.

Naturalmente si scherza, ma in realtà l’esperienza è stata davvero istruttiva. Con Anna, l’altra autrice di “Mondo caffè”, il volume edito da Cairo da cui tutto è partito, compreso questo web-MUGazine, ci è capitato di raccontare pregiudizi, luoghi comuni, altri modi di lavorare e bere il caffè in conferenze stampa, festival estivi, interviste televisive e radiofoniche, eventi specializzati, circoli letterari. E le reazioni di chi ci ascoltava sono state spesso sorprendenti.

Innanzitutto abbiamo capito che il tema caffè, materia così quotidiana per noi italiani, incuriosisce molto. Abbiamo trovato ovunque attenzione e stimoli, malgrado spesso all’inizio dei nostri speech indovinassimo nei presenti lo sguardo interrogativo e scettico di chi non immaginasse ci fosse molto da dire di nuovo sul tema. Superato questo scoglio abbiamo riscontrato una certa voglia di mettere in discussione le proprie certezze, anche se non giureremmo sul fatto che molti tra coloro che ci hanno ascoltato abbiano poi davvero cercato di cambiare il proprio approccio alla bevanda che amiamo. Ma sappiamo bene che il lavoro sarà lungo e che da qualche parte si deve pur partire.

Comunque una cosa che abbiamo capito è che quando si parla di caffè, i presunti gourmet non sono poi molto differenti dalle persone comuni. Quando ci siamo trovato davanti a un pubblico di giornalisti enogastronomici, come nel corso della presentazione “ufficiale” nella bellissima casa milanese di Identità Golose, in via Romagnosi a due passi dalla Scala, abbiamo percepito una conoscenza molto scarsa della materia, un po’ come se  il caffè – contrariamente a qualsiasi altro ingrediente – non meritasse alcuna attenzione particolare al di fuori della trita retorica della tazzulella. Da questo punto di vista è stato invece sorprendente imbatterci – alla fine di alcuni eventi con un parterre in teoria meno preparato – in persone che avessero voglia di raccontarci il loro percorso di conoscenza di un “altro” caffè, fatto di attenzione alla provenienza dei chicchi e di esplorazione di nuove forme di estrazione e degustazione. Da questo punto di vista gli incontri più fecondi sono stati certamente l’entusiasmante esperienza al Festival delle Storie in Val di Comino, nel Frusinate, ad agosto. E l’intensa domenica trascorsa al Circolo del Gelso di Cantalupo, in provincia di Milano.

Emozionate per il contesto e un po’ frastornante il battesimo di “Mondo caffè” al Salone del libro di Torino. Lì ci siamo sentiti per la prima volta “scrittori”. Un altro appuntamento torinese è stata la partecipazione al Turin Coffee a giugno, in un sabato molto caldo, con l’affettuosa complicità dell’amica Laura Pacelli in qualità di intervistatrice. Nel frattempo eravamo sbarcati anche su “mamma Rai”, intervistati per una rubrica di libri di Uno Mattina che va in onda in un orario in cui anche le galline hanno sonno (ma per fortuna ci sono i podcast). Nei mesi successivi siamo stati al Circolo della stampa estera di Roma, dove l’incontro più curioso è stato quello con un giornalista del principale tg iraniano, che ha fatto arrabbiare Anna rifiutandosi di intervistarla in quanto donna (è toccato a me difendere l’onore italico). Poi al festival di letteratura gastronomica Food&book a Montecatini e a Golosaria, la affollata kermesse milanese di cibo artigianale ideata e diretta da Paolo Massobrio e Marco Gatti. Infine l’esperienza del Milan Coffee Festival al Superstudio Più, in un contesto dove parlavamo la stessa lingua di chi ci stava davanti. Anzi, la nostra preoccupazione principale è stata quella di non dire sciocchezze. Pare che non ne abbiamo dette, pare.

Andrea Cuomo

Giornalista

Inviato del Giornale e collaboratore di diversi periodici nel settore wine&food